Mercoledì 25 settembre – Tropea/Capo Vaticano


Il risveglio è fantastico: all’alba sono già seduto in riva al mare, già più calmo, a scrivere sulla moleskin che sta custodendo questo viaggio. Per le 7.30 siamo già tutti in sala pronti per la colazione ed anche questa, come la cena, è abbondante e variegata. Distribuita su diversi tavoli, tra salato, dolce e bevande, ci fornisce la giusta carica per affrontare la nuova giornata. Il primo appuntamento della mattinata è con una delle realtà imprenditoriali più importanti della provincia, quella del tonno Callipo. Raggiungiamo il Bus con la navetta e salpiamo. Dopo pochi minuti arriviamo davanti lo stabilimento, dove tutto era pronto per il nostro arrivo. I primi passi li muoviamo attraverso le varie aree della produzione del tonno: dall’arrivo all’inscatolamento. Il tour ci permette di capire quanto lavoro c’è dietro una latta di tonno, e quanto sia importante ogni passaggio. La responsabile che guida la visita ci tiene a precisare che molti passaggi della lavorazione, come la pulizia del pesce, avviene a mano e secondo tradizione il lavoro è svolto solo da donne. Le norme di pulizia sono rigide ed anche qui siamo bardati con camici protettivi e cuffiette. Dopo essere usciti dall’area di imballaggio e spedizione dei carichi, siamo accompagnati in una grande sala per incontrare il presidente Callipo in persona. Pippo Callipo raccoglie l’eredità del padre, continuando una lavorazione ed una produzione avviata più di 100 anni fa. Anche questa azienda ruota attorno ad una famiglia che da più generazioni crede nel lavoro e nella Calabria, lavorando nel rispetto dell’ambiente e nella trasparenza. Quando il presidente arriva, ci presentiamo e ci sediamo in cerchio insieme a lui. In modo molto amichevole ci racconta un po’ della sua azienda e della famiglia, ascoltando dalle nostre parole il motivo della nostra visita. Callipo pone speranze nelle nuove generazioni, invitandoci a non cedere mai alle “scorciatoie” e ad amare e apprezzare di più la nostra terra. La necessità di esportare il proprio prodotto nel resto del mondo è un motivo di orgoglio regionale, la dimostrazione che le utopie sono realizzabili, basta crederci. Con ancora l’odore forte del tonno nel naso, usciamo dagli stabilimenti e risaliamo sul Bus. Questa volta la destinazione è Tropea, in particolare siamo attesi presso l’Istituto alberghiero, dove gli studenti hanno cucinato anche per noi. All’arrivo, all’ingresso dell’Istituto vi è il preside, Prof. Nicola Antonio Cutuli, l’assessore Franca Falduto e alcuni studenti e dopo un pasto completo ma fugace conosciamo Dario Godano, archeologo e Presidente dell’Associazione storico-archeologica Libertas di Tropea, che sarà il nostro Virgilio per i vicoli del centro storico. Dario sale con noi sul Bus e parcheggiamo ai margini del centro, dove l’autobus non può arrivare. Sono le 15.00, il sole è alto e non sembra fine settembre, bensì fine agosto ed infattivediamo molta gente che si avvia a scendere verso la spiaggia in costume da bagno, e la tentazione cresce anche in tanti di noi. La città di Tropea, che conta più di 6000 abitanti, è arroccata su una rupe a strapiombo sul mare, fortificata da un versante e con scalinate d’accesso che mettono in comunicazione la “marina” con il “paesino” sulla rocca. Il primo edificio più antico che incontriamo è la Chiesa della Santissima Annunziata (che secondo la tradizione fu costruita con le elargizioni lasciate da Carlo V durante il suo passaggio da Tropea, nel 1521 e qui si traferirono i frati dell’ordine dei Minimi. La lunga strada di via Liberta ci porta fino ad una delle piazzette con affacciata sul mare, precisamente al Belvedere del Cannone. Dopo qualche foto suggestiva ci addentriamo nei vicoli notando da subito la maestosità e l’opulenza di molti palazzi storici, per lo più residenze nobiliari, che mettono in mostra i loro portali blasonati, decorati con elementi zoomorfi a carattere apotropaico (un elemento comune a molti centri medievali, ma Tropea si distingue per la grande quantità di questi elementi: sui portali, agli stipiti dei balconi ed agli angoli degli edifici). Dario narra brevemente la antichità di Tropea, tessendo onori e glorie della sua città, con precisione e passione. Il centro storico che stiamo scoprendo è principalmente il frutto di architetture successive ‘600, questo anche a causa di molti terremoti che interessarono la città ed in particolare la struttura urbanistica del centro storico è anche il risultato della ricostruzione e riorganizzazione degli spazi successivamente al terremoto del 1783. Grazie ad alcune indagini archeologiche condotto all’interno del territorio urbano è stato possibile ipotizzare una frequentazione costante sin dal periodo magno-greco. Questo è la dimostrazione che il terrazzo di Tropea, posta un enorme scoglio, è stata una posizione ambita da millenni. Ma sicuramente il ruolo più importante Tropea lo ebbe in periodo tardo antico, quando assume il controllo dell’intero territorio circostante, mantenendo una sua autonomia, come è attestato anche da iscrizioni di VI sec. d.C. È un piacere passeggiare per questi vicoli, spesso adornati con piante e fiori e la conformazione urbana, che alterna vicoli a larghi, ne rende agevole l’esplorazione. Dopo qualche centinaio di metri raggiungiamo P.zza Ercole, ritrovandoci davanti in alto edificio simile ad una torre quadrangolare che è l’antico Sedile di Pontercole, che fu eretto nel 1703 per accogliere il Parlamento dei nobili di Tropea. Qui centinaia di persone, per lo più turisti, affollano gelaterie, i bar ed i negozietti, ed in fondo al corso vi è il Belvedere più famoso e suggestivo di tutta Tropea. Appoggiati alla ringhiera, sotto di noi il vuoto per circa 50 m, sulla sinistra si erge il Monastero sullo scoglio, il Santuario di Santa Maria dell’Isola[1], all’orizzonte le sagome delle Isole Eolie e sulla destra il golfo di Lamezia. Purtroppo il tempo incalza e ben presto dobbiamo avviarci al parcheggio del Bus, dove ci sono Santino e Fiorenzo ad aspettarci. Prima di salutare la nostra guida, facciamo un’ultima tappa al terzo Belvedere del borgo, proprio alle spalle della Cattedrale di Maria Santissima di Romania. Si tratta di un edificio longitudinale, costruito con tufo giallo e pietra lavica, che presenta un visibile impianto normanno con una divisione interna a tre navate e la sua edificazione risale al XII sec. La Cattedrale, danneggiata diverse volte dai terremoti, subì diversi interventi di consolidamento e restauro, ed ora internamente è barocca. Alcuni scavi fatti nell’area della Cattedrale confermano l’ipotesi che il primo nucleo abitativo, nacque su questo lato della rocca. Il nome alla Cattedrale è legato ad un’icona della Madonna, ritenuta miracolosa. La leggenda narra di come l’icona bizantina sia stata rubata da una nave proveniente dall’Oriente e, attraverso alcuni miracoli a essa attribuiti, sia diventata la protettrice della città. Terminata la passeggiata tra le meraviglie di Tropea, ci incamminiamo verso il Bus, ma durante il tragitto le ragazze non resistono alla tentazione e si perdono in qualche negozietto caratteristico del Corso. Fiorenzo ci riporta all’Hotel, intanto il mare si è calmato, la spiaggia si è leggermente popolata ed anche noi non riusciamo a resistere, mettiamo il costume e andiamo in spiaggia. Un paio d’ore di tranquillità e di relax in uno scenario troppo indimenticabile, così anche oggi aspettiamo lentamente che venga la sera. Qualche piccolo momento di tristezza oggi ha colto alcuni di noi, pensando che tra pochi giorni questo viaggio sarà finito, dopo toccherà a noi far riviere questa esperienza e crearne di altre. Al rientro troviamo anche Paolo, Iolanda e Salvatore già a lavoro sui prossimi appuntamenti ed intantoè rientrato nel gruppo anche Alessandro, che si era allontanato qualche giorno per suoi impegni di lavoro. L’equipaggio è nuovamente al completo e ci prepariamo per gli ultimissimi giorni. Domani saremo in visita sempre nel territorio vibonese e fare tappa nell’incantevole Pizzo Calabro.
[1] Si tratta di una chiesa d’impianto medievale, con una continuità dal XI sec. In seguito a diversi terremoti, fu quasi completamente distrutta e ricostruita negli ultimi 200 anni. e