Domenica 22 settembre– Camigliatello
Per colazione ci ritroviamo in uno dei B&B più caratteristici di Fiumefreddo, posto all’interno di una residenza storica, dove anche l’arredamento è rimasto quello originale. A bordo di automobili messe a disposizione dall’amministrazione, torniamo al parcheggio del nostro autobus, giù alla marina, carichiamo tutto e partiamo. Stamane ci sono un po’ di chilometri prima del prossimo pit-stop, previsto a Spezzano della Sila per la visita ad uno dei Conventi di S. Francesco di Paola, anche se la destinazione finale è Camigliatello,nel cuore del Parco Nazionale della Sila. Da Paola con il Bus ci addentriamo su per le montagne della Catena Costiera per proseguire in direzione dell’Alto Piano Silano. Abbiamo davanti a noi un’ora di viaggio per cui è il momento giusto per fare un po’ di scuola d’italiano, così dicendo Alessandra prende i libri e inizia a far fare un po’ di conversazione ai ragazzi. Quando dal finestrino vedo il centro storico di Cosenza, con il Castello che primeggia in cima, capisco che siamo vicini al Convento di Spezzano. All’arrivo scendiamo dal Bus ed incontriamo l’assessore del comune che ci accompagna fino al Convento, posto nella parte alta del piccolo centro montano, dove alcune volontarie del Servizio Civile Nazionale fanno da guida. In ordine cronologico questa costruzione rappresenta il terzo santuario voluto direttamente da S. Francesco. Entriamo quasi in punta di piedi, la sacralità è tanta e all’interno dell’edificio si vedono tanti simboli ed elementi che richiamano alla vita del e al suo modo di predicare la carità. Il convento fu edificato nel 1450 ed esternamente la struttura è in classico stile rinascimentale mentre la chiesa, che conserva anche gli accessi alle cripte, internamente è in stile barocco, lungo i lati si vedono divere statue lignee, di fattura locale, con un soffitto ligneo dipinto. In ordine cronologico questa costruzione rappresenta il terzo santuario voluto direttamente da S. Francesco. La sacralità è tanta e all’interno dell’edificio sono tanti i simboli e gli elementi che richiamano alla sua vita e al suo modo di predicare la carità. Il convento fu edificato nel 1450 ed esternamente la struttura è in classico stile rinascimentale mentre la chiesa, che conserva anche gli accessi alle cripte, internamente è in stile barocco. La statua venerata del Santo è lignea e di semplice fattura locale. Anche le tele esposte si datano allo stesso periodo (come la “Fuga in Egitto”,“La Natività” e “La venuta dei magi”). Nella sagrestia, all’interno di una teca, si custodiscono alcune reliquie appartenute a S. Francesco, che sono diventate motivo di pellegrinaggio[1]. Dalla sagrestia si accede al chiostro del monastero. Abbiamo vissuto un’altra esperienza mistica ma adesso è fatta l’ora di ripartire per Camigliatello, frazione di Spezzano della Sila. Fiorenzo riparte e non ci fermeremo prima di aver raggiunto la Riserva dei Giganti della Sila, nota anche come Riserva Naturale del Fallistro. Nel cuore dell’Altopiano si è magicamente conservata una piccola foresta con alberi di Pino Loricio secolari. I paesaggi della Sila sono suggestivi, alte montagne fitte di boschi che si alternano ad immensi pianori solcati da numerosi corsi d’acqua che irrigano le i campi coltivati a patate, e danno da bere alle mandriedi mucche e alla fauna selvatica del Parco. L’istituzione definitiva del Parco Nazionale della Sila fu firmata dal Presidente della Repubblica il 14 novembre del 2002, (riferita alla Legge n.344 del 1997)ed impegna tre provincie (Cosenza, Catanzaro e Crotone) e numerosi comuni. L’area occupa la parte centrale e più interna della regione, ricoprendo una superficie di 73695 ha[2], con al suo interno 3 grandi laghi artificiali (Arvo Cecita Ampollino). L’Altopiano Silano presenta tracce di frequentazione antica (Bretti e Romani) e da sempre i tronchi dei suoi alberi sonostati impiegati nella costruzione di edifici e grandi imbarcazioni. Un’altra particolarità, con una tradizioneormai millenaria, è l’estrazione della pece dagli alberi della Sila[3]. Una particolarità di questo territorio è la presenza di piccoli villaggi moderni, costruiti con finalità principalmente turistiche, e diversi casolari antichi legati all’attività di pastorizia ed agricoltura. Per raggiungere la Riserva passiamo dalla frazione Croce di Magara Fiorenzo accosta lungo la strada e ci incamminiamo per una stradina sterrata, che conduce all’ingresso dell’area protetta.. Appena scendiamo dal Bus, l’aria è diversa, è fresca, è limpida e ci si sente quasi più leggeri. È stata una prima mattinata intensa e la stupenda passeggiata che stiamo per fare sarà sicuramente rigenerante. Percorriamo un viale sterrato di circa 350 metri, immerso nel verde dei Pini e delle Ginestre, che di questo periodo hanno già perso i loro fiori, cercando di assorbire gli odori ed ascoltare i suoni che solo il bosco può regalare. Lungo il vialetto, sulla sinistra si vede ancora un antico casolare del ‘600, Casino Mollo, e subito davanti a noi l’ingresso della Riserva, nascosta nel cuore del paesaggio, raccoglie più di 50 piante di alberi del tipo Pinus Nigra Laricio (tipico Pino della Sila). La necessità di salvaguardare questo piccolo tesoro nasce principalmente dal fatto che si tratta di alberi con una vita media di 350 anni, alti fino a 38 metri. Siamo accolti da William Lo Celso Vice Presidente della Pro Loco di Camigliatello e dalla Responsabile della Riserva per conto della FAI, Simona Lo Bianco. Simona ci guida attraverso questo paesaggio incantato, facendoci vivere un’esperienza unica. Racconta degli alberi e della foresta come di persone vive, e come tali hanno bisogno di rispetto e di essere protetti e salvaguardati. Simona e William, infatti, ci spiegano che nonostante sia un’area recintata e controllata non si interviene mai per modificare l’assetto o il decorrere naturale delle cose, il bosco è protetto e continua a fare la sua vita, di generazione in generazione, da centinaia di anni. Ma non ora non abbiamo tantissimo tempo, ci sono altri posti che dobbiamo visitare. Usciti dalla Riserva, già da lontano vediamo il blu del nostro bus, con Fiorenzo che ci attende. La passeggiata tra i Giganti c’ha trasmesso un’energia particolare “siamo felici di dove siamo e di quello che stiamo vedendo”, come sento esclamare dai primi posti del Bus, mentre arriviamo alla prossima tappa: la Nave della Sila, un edificio internamente simile ad una nave, incentrato sui piùdrammatici decenni dell’emigrazione dei Calabresi verso il resto del Mondo. Una serie di pannelli stampati, con foto originali, documenti ed i racconti delle avventure, dei viaggi, delle sofferenze patite prima, durante e dopo emigrazione. Qualcosa di molto forte e allo stesso tempo molto interessante. Qui, noi calabresi in Calabria e calabresi nel Mondo, abbiamo da leggere e vedere parte della nostra storia, forse la più triste. Gli “arrivederci” dati a chi partiva ancora bambino, con i loro genitori per un altro continente, in un’epoca senza web, senza tv e senza telefono e quando un’alta percentuale della popolazione era analfabeta, diventava spesso un “addio”. Il primo rischio era il viaggio stesso, a volte in clandestinità stipati in fitte botti in legno o in anfratti umidi e bui delle navi. Ci sono tantissimi pannelli con tante storie e tante foto dell’epoca, relative anche ad inchieste o fatti di cronaca. Verso l’uscita ci rendiamo conto che vi è anche uno schermo interattivo in cui provare a cercare informazioni sui processi di emigrazione della Calabria, estratti da documenti e foto originali. Terminata la visita al museo, finalmente il Bus di Scuola Calabria arriva a Camigliatello, una delle più note località turistiche silane, costituita da un piccolo centro fornito di tutto con numerose strutture ricettive ed altre soluzioni per godere al meglio la vita e l’attività della Montagna. Il comune di Spezzano, per pranzo ci ospita in una delle strutture sul corso principale di Camigliatello, cosparso di negozi tipici (artigianato di produzione locale, prodotti alimentari, souvenir). Prima del pranzo, arriviamo al nostro Hotel in centro, Un pranzo leggero ma con le giuste pietanze, tutte della tradizione montana dell’altopiano silano ed alcune stuzzicherie, come di dice in questi casi, “fatte in casa”. Quest’oggi, visto che ci troviamo all’interno di questo caratteristico villaggio, non tutti tornano in Hotel per riposarsi, in fondo oggi forse è stata la giornata meno faticosa del viaggio. E così alcuni restano in giro, visitando, provando sapori nuovi e comprando qualche ricordo. Sono quasi le 17.00 e presso la sede della Pro Loco sta per aver inizio la conferenza stampe e per occasione saranno presenti, oltre all’assessore del comune di Spezzano, Simona del FAI, il consigliere regionale Orlandino Greco, il Presidente dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia e Salvatore La Porta. La sede della Pro Loco è nel centro di Camigliatello e per le 17.00 la sala è abbastanza piena. Ora che siamo oltre la metà del viaggio, tutti i presenti cercano di “tirare le somme”, riconoscendo la particolarità del progetto e la sua importante finalità. Un viaggio che ha avuto una risonanza nazionale, come racconta il Presidente dei…, un’iniziativa che mostra come sia possibile anche in Calabria raggiungere ottimi risultati quando le voci partono dal basso. Il messaggio che Scuola Calabria cerca di trasmette al Mondo è quello di una Calabria diversa da quella raccontata dalla cronaca quotidiana. è necessario fare la differenza, raccogliendo quell’immenso bagaglio culturale che spazia dai beni culturali alla gastronomia, passando per l’ambiente il paesaggio e la buona imprenditoria, cercando di creare una nuova e più efficace forma di comunicazione che parta dai giovani calabresi nel Mondo. Al termine dell’incontro, prima di lasciare la Pro Loco, c’è una piccola sorpresa per noi, Spezzano ci dà l’opportunità di incontrare un poeta, Silvestro Neri, ed un cantautore italiano, Lorenzo Cittadini, che nel loro tour, cantano e scrivono di emigrazione, di Borghi e di “ritorni”. Neri ci fa ascoltare alcune sue poesie, recitando anche qualche strofa di S. Martino di Carducci, che vede il Borgo come protagonista. Al termine dell’incontro usciamo e, trascorso qualche minuto ci avviamo verso il ristorante, lo stesso del pranzo, dove sarà offerta anche la cena. Ora che la notte è scesa non v’è più quel via vai di turisti per corso, c’è silenzio e pochi ancora in giro si accingono, come noi, a rientrare in Hotel, anche perché comincia a fare freddo, siamo sempre in Sila.
[1] Cfr.: Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” – francescodipaola.info – [2]Ente Parco Nazionale della Sila (a cura di), Il Parco nazionale della Sila – Natura, Storia, Cultura, Castrovillari (Cs), 2008 [3] è del 138 a.C. la prima comparsa letteraria del toponimo Sila e nello stesso passo si fa riferimento anche all’estrazione della pece. Cicerone, nel Brutus, narra di un evento di cronaca, accaduto anni prima nella “foresta della Sila”. Trad. da Brutus, prg.85: “[…]Mi ricordo di aver sentito raccontare a Smirne da Publio Rutilio Rufo un episodio avvenuto quand’egli era un giovinetto: per decreto del senato i consoli, mi pare Publio Scipione e Decimo Bruto dovettero istruire un processo su un delitto di grande efferatezza. Nella foresta della Sila era stato compiuto un eccidio, nel quale erano stati uccisi alcuni personaggi molto noti; di questo venivano incolpati gli schiavi, e alcuni uomini liberi, della società che dai censori Publio Cornelio e Lucio Mummio aveva avuto in appalto l’estrazione della pece; il senato stabilì che sull’accaduto indagassero i consoli.”