E’ domenica mattina, domani si parte, e sarebbe meglio cercare di riposare qualche ora in più, ma io, che di tutto ciò vi dovrò narrare, son sveglio dalle prime luci dell’alba.
Non si sentono rumori o voci, il Borgo di Santa Severina ancora tace e mentre i lampioni si spengono il sole inizia a spargere la sua luce.
La giornata di oggi servirà per approfondire meglio le nostre conoscenze e per impostare gli l’ultimi aspetti logistici.
L’equipaggio che prenderà posto sul grande Autobus di Scuola Calabria è molto diversificato e raccoglie esperienze da varie parti del Mondo.
Le presentazioni ufficiali sono avvenute ieri pomeriggio, nella sala consiliare nella piazza principale di Santa Severina, dove si è tenuta la conferenza stampa di apertura del viaggio alla presenza de: il Sindaco di Santa Severina, (Salvatore Giordano), il Presidente dei Borghi più belli d’Italia in Calabria (Bruno Cortese), Salvatore La Porta (presidente IsCaPI) e gli “studenti calabresi” rappresentanti dei calabresi nel Mondo.
I partecipanti sono iscritti ad Associazioni o Federazioni di Calabresi nei loro rispettivi paesi in quanto figli, nipoti o discendenti di Calabresi, ed alcuni sono anche rappresentanti nazionali per i giovani nella Consulta.
Le borse di studio all’estero sono state affidate ai membri della Consulta dei Calabresi all’Estero che hanno aderito e selezionato i giovani da far partire.
Così giungono qui a Santa Severina: 4 ragazzi dall’Australia (Stephen e Christina Barbaro, Philip Pezzano, Gabriella Faraone); 2 dal Brasile (Daniella Santoro e MateusMadeiros); 1 dall’Uruguay (Nicolas Nocito) e 3 dall’Argentina (MarielStraface, Marina Grillo e Candela Pata).
Le finalità sono quelle di assorbire il maggior numero di informazioni e sensazioni durante il tour per poter poi riuscire a raccontare nel miglior modo possibile.
L’Associazione i borghi più Belli d’Italia ha individuato i borghi aderenti e ne seguirà il monitoraggio costante durante il viaggio.
Ogni comune ha assicurato l’accoglienza per Scuola Calabria, organizzando inoltre attività finalizzate alla promozione del patrimonio storico-artistico, archeologico, paesaggistico e naturale.
Si è data anche molta attenzione agli aspetti naturalistici, individuando guide/accompagnatori o esperti che saranno punto di riferimento per i ragazzi.
Nell’equipaggio ci sono anche alcuni membri dello staff: Alessandro Cofone (Comunicazione e Social Media), Antonio Coscarella (gestione ed organizzazione gruppo di viaggio), Santo Perri (Responsabile Servizi accoglienza e Logistica) e Iolanda (Responsabile affari legali e patrocini); la troupe cinema per le riprese e la creazione del docu-film conGiovanni Algieri, Simone Ammirato, Serena Acri ed Antonio Romio (Baluma Production);Simone Senatore (laureando in DAMS al Dip. Studi Umanistici dell’Unical) per le riprese; Marco Pallone(scrittore per il “Diario di Bordo”);Marwan Mattar (fotografo professionista);Alessandra Liccardo (Approfondimento e studio della Lingua Italiana); Gianfranco Pugliese (artista nella “pittura a Biro”); Fiorenzo (drive del Bus di Scuola Calabria).
Insieme a noi, saranno anche Salvatore La Porta e Paolo Lo Giaccio, dell’IsCaPI che ci accompagneranno in molti dei borghi, seguendo l’autobus in macchina, e saranno con noi compatibilmente ad altri impegni del Progetto.
Praticamente è tutto pronto, bisogna solo partire ed ormai ci siamo.
Gli alloggi in questi giorni sono presso la sede della L.A.L.E.O, ex-Convento San Francesco ed ora sede operativa dei progetti del Pitagora Mundus.
Vi sono le stanze al piano superiore, seguendo il perimetro del chiostro, mentre la cucina è a piano terra.
Come in tutti i conventi francescani vi è anche la chiesa annessa ed il campanile.
La domenica il paese si sveglia più lentamente e quando il sole inizia ad illuminare la piazza antistante ecco che iniziano i rintocchi del campanile, che richiama i fedeli per la messa.
Sono le 07.30.
Man mano che il sole s’alza, la sede della L.A.L.E.O inizia a prendere vita: passi, rumori di porte, scrosci dei rubinetti e le prime timide voci del mattino.
Ecco che la colazione è pronta, sono ormai le 9.00, l’odore del caffè che sale fin nelle stanze e le voci che provengono dalle cucine, ci fanno capire che la colazione è pronta.
Al tavolo si parla tanto, si continua fare conoscenza scambiandosi informazioni sui modi di vita, le tradizioni e le abitudini che ognuno di noi ha appreso nel proprio paese di origine.
Infatti ecco che dopo la colazione Nicolas, con Mariel, Candela, Marina, bevono il Mate, che hanno portato con sé dai loro paesi.
L’equipaggioè al completo ed oggi si cerca di preparare tutto per la grande partenza.
Si piegano e ripiegano gli indumenti in valigia per far sì che tutto torni dentro, 30 giorni sono tanti e tutto deve essere calcolato al meglio.
Sono ore di relax e di organizzazione finale quelle che si prospettano per il resto della giornata, in attesa di una “sorpresa” che è stata preparata per noi.
Abbiamo appuntamento al tramonto, sotto il Castello di Santa Severina.
Ognuno organizza il poco tempo rimasto prima della partenza e sbriga le ultime cose, tra la mattina ed il pomeriggio resta qualche ora libera e decido digirare un po’ tra i vicoli di Santa Severina, cercando fare mio quel paesaggio e quella storia.
Negli ultimi due giorni i nostri”cugini” hanno iniziato già a rapportarsi con la Calabria ed il primo impatto con il mondo calabrese è stato questo piccolo paese in provincia di Crotone a metà strada trail mare, lo Jonio, e la montagna, l’altopiano della Sila.
Per il suo meraviglioso centro storico e per l’ottimo grado di conservazione e restauro il Borgo di Santa Severina è stato uno dei primi comuni calabresi ad essere inserito tra i Borghi più Belli d’Italia.
Gli scorci tra i vicoli dal centro storico concentrano l’attenzione sulla vallata e si nota subito come sia molto diversificato il paesaggio: “caratterizzato da corone di modeste alture che fanno da cornice alle anse del fiume Neto”[1].
Un’area abitata che da quasi 3000 anni,queste alture e queste colline videro costituirsi molti gruppi sociali e centri, sin dalla fase protostorica si attestano nuclei abitativi, ma segni di vita arrivano anche dal periodo ellenistico.[2]
Il Borgo è arroccato ed il Castello è posto all’estremità di uno sperone roccioso, e con vicoli e scalinate si giunge fino alla piazza principale, da cui si accede anche al Castello.
Ecco che, più ci si avvicina al borgo antico, più l’architettura cambia.
Strette stradine che aprono lo scenario ad innumerevoli vicoletti e scalinate, in cui non sembra difficile perdersi.
Passeggiando per Santa Severina le evidenze architettoniche sono le prime a catturare l’attenzione come i portali blasonati in pietra lavorata, gli archi, le fontane, ed elementi decorativi edi carattere apotropaico, gruppi di case e casette incastrate tra loro in modo armonico, uniformi e simili nella costruzioneed anche nelle scelte cromatiche.
Uno scenario reso tale anche dall’attenzione e dalla cura data anche dai singoli cittadini che si sentono parte del luogo, lo vivono e lo rispettano.
Dopo aver visitato il Castello[3]ed aver percorso le sale del Museo Archeologico[4], conservato al suo interno, mi accingo a raggiungere un altro elemento architettonico particolare ed unico, il Battistero Bizantino, accanto la Cattedrale, leggermente nascosto dal campanile.
Intanto le ore passano, sta arrivando il tramonto ed inizio a spostarmi verso il luogo dell’incontro.
Quando raggiungiamo la location capiamo che è tutto pronto per una rappresentazione teatrale in vernacolo calabrese, con accompagnamento musicale.
Una sorta di piccolo anfiteatro a grandi gradoni sovrasta uno piccolo spiazzo che ne fa da palcoscenico, oltre la ringhiera, sullo sfondo, la vallata.
I versi dell’attore Carlo Gallo, anche se in dialetto e quindi di difficile comprensione, ci hannoappassionato e trascinato all’internodella storia e lo scenario sullo sfondo ha fatto da “nastro al regalo”.
La vista è sulla valle del Neto, ora rossastra per le sfumature del tramonto, che ci ha incantati e rapiti, facendo fermare il tempo per un’ora.
Un’interpretazione, quella dell’attore calabrese, intrisa di tradizione, magia e religione.
Il sole per oggi ha fatto il suo corso, lasciamo il piccolo anfiteatro dopo qualche foto di gruppo e tutti insieme ci rechiamo a mangiare.
[1] Cit. F.Mollo, Guida archeologica della Calabria Antica, pg.477
[2] J. de La Genière effettuò alcune ricognizioni archeologiche presso località Serra d’Altilia, notando come ci fosse stata una sovrapposizione di fasi abitative. Altre recenti indagini hanno permesso di individuare un’altra situazione simile in località Vigna Baricco, con l’individuazione di un abitato con necropoli di IV-III sec. a.C.
[3] Il Castello di Santa Severina, detto anche Palazzo Carafa, fu originariamente voluto da Roberto il Guiscardo che ne ordinò la costruzione nell’ XI sec. All’aspetto di presenta con un grande Mastio quadrangolare e 4 torri cilindriche con 4 bastioni in corrispondenza. Il Castello continua ad essere ingrandito ed abbellito dai sovrani angioini ed aragonesi, fino al possesso di Andrea Carafa che impose opere di ammodernamento, di gran lunga superiore a quella degli angioini. Furono costruite: cinte fortificate intorno alla roccaforte angioina: il baluardo del belvedere; la costruzione di “merli tribolati” coronati.
[4]Ospitato in alcune sale del castello, è organizzato in due sezioni specifiche e fisicamente distinte: una relativa agli scavi compiuti nella fortezza, l’altra dedicata al territorio di Santa Severina ed alla valle del Neto.